Qual è stato il tuo percorso in ReeR?
Sono entrato oltre trent’anni fa nel team commerciale. Inizialmente mi occupavo solo dell’area del Piemonte, in seguito ho iniziato a seguire anche altre regioni con la mediazione di agenzie. Ora mi occupo dell’intero mercato italiano, coordinando le attività di tre responsabili di area.
Come hai visto l’azienda evolversi in questi anni?
L’evoluzione è iniziata nel 1991 con l’acquisizione da parte dell’attuale proprietà, la famiglia Scaravelli. Ma è soprattutto negli ultimi dieci anni che ho assistito a una crescita esponenziale di ReeR. Prima presenti nel solo mercato delle barriere optoelettroniche, 13 anni fa circa abbiamo iniziato a commercializzare anche i controllori di sicurezza, che hanno ampliato notevolmente il bacino di clienti. E stiamo crescendo ancora, grazie anche alle nuove linee produttive per la realizzazione di dispositivi di controllo RFID. Siamo molto ottimisti da questo punto di vista.
Come in questo lasso di tempo hai visto evolversi invece il mercato italiano?
Il mercato è cresciuto molto, passando anche attraverso momenti difficili come la crisi del 2009 e gli ultimi due anni di pandemia. ReeR ha sempre cercato di offrire qualcosa che i nostri competitor non fossero in grado di fornire e c’è riuscita. ReeR è cresciuta di pari passo con le tante aziende italiane che hanno avuto successo a livello nazionale e internazionale. La nostra forza è sempre stata quella di saper percepire appieno le esigenze del mercato, in primis quello interno e poi, grazie anche all’internazionalizzazione di tante aziende italiane, quello estero, dove oggi siamo presenti con uffici in diversi Paesi. Il fatto di essere presenti all’estero, di rimando, ci aiuta anche sul mercato interno perché in prospettiva molte aziende italiane vogliono espandersi ad esempio sui mercati asiatici o statunitensi, dove anche noi siamo presenti.
Come presidiate il mercato italiano dalla concorrenza?
Le aziende italiane ci conoscono bene e ci riconoscono nel nostro ruolo di leader del settore. Si potrebbe pensare che sia solo una questione di vicinanza geografica al cliente a favorirci. Ma non è così: noi offriamo innanzitutto qualità di prodotto e di servizi, attenzione alla relazione con il cliente in ogni fase del rapporto, prima o dopo la vendita. E siamo un produttore che oltre alla qualità dei propri dispositivi è in grado di fornire anche la soluzione più consona e su misura delle necessità dei clienti. Ed è questo un nostro grande punto di forza.
La pandemia quali sfide ha lanciato a ReeR, per quello che nello specifico concerne le attività legate al tuo ruolo in azienda?
La premessa è che sicuramente la pandemia ha spiazzato tutti. Noi ci siamo subito mossi per individuare quali settori fossero i meno impattati dai lockdown e dalle limitazioni imposte dall’emergenza sanitaria per riuscire a dare continuità alla nostra attività di produzione e vendita. Gli anni della pandemia non sono stati semplici ma siamo riusciti a non fermarci mai. E sono stati anche anni in cui ho visto l’azienda essere vicina più che mai ai propri dipendenti. Ed è stato molto molto importante e lodevole.
Ora che ne siamo fuori, come prevedi che si evolverà la domanda di mercato nei prossimi 3/5 anni?
Il mercato dei dispositivi di sicurezza seguirà certamente le dinamiche dei settori in cui sono presenti i nostri clienti. E la domanda crescerà soprattutto sul fronte estero, dove ci stiamo espandendo negli ultimi anni con l’obiettivo di avere una presenza sempre più capillare. Ciò non toglie che continueremo a lavorare per consolidare la nostra leadership sul mercato interno erodendo quote di mercato ai competitor grazie a prodotti sempre più evoluti, performanti e di alta qualità. Ci saranno poi nuovi prodotti che contribuiranno alla crescita.
In quali regioni ci sono più chance di crescita e per quali applicazioni e dispositivi?
Sarebbe fin troppo facile rispondere Emilia Romagna, una regione che già oggi contribuisce per valore in modo molto importante al nostro fatturato. Ma puntiamo e punteremo molto anche sulla Lombardia, perché ha un grande potenziale di crescita per quello che è la nostra proposta. Sicuramente anche il Triveneto può ancora esprimere potenzialità. Negli ultimi quattro anni, poi, abbiamo ottenuto ottime performance anche in Toscana. Dirò di più: la Toscana è stata la regione che è più cresciuta per noi come fatturato, anche nel periodo della pandemia. Impossibile non citare il Piemonte, infine, anche se negli ultimi 10 anni l’automotive è calato e il settore della sicurezza non ha potuto non risentirne.
Quali sono le specificità del mercato italiano, se ve ne sono, rispetto a quelli stranieri?
Quello italiano è un mercato che abbiamo costruito nel tempo con grande impegno e di cui oggi raccogliamo i frutti. Siamo nati nel 1959 ed è da “solo” 15 anni che lavoriamo con l’estero. La differenza più grande che vedo è probabilmente data da questo: dal fatto che in Italia siamo presenti senza intermediari mentre in diversi mercati esteri, dove non abbiamo una presenza diretta, ci appoggiamo a distributori locali.
Il made in Italy è un valore in questo settore?
Diciamo che nel più recente passato, potremmo dire negli ultimi tre anni, diversi nostri competitor stranieri hanno privilegiato i propri mercati nazionali. E questo ha avuto un impatto sulle aziende italiane. Il fatto che ReeR sia italiana, alla luce anche di queste dinamiche, ha acquisito un valore. Tante aziende hanno rivalutato e stanno rivalutando il made in Italy anche per quanto riguarda i dispositivi e le tecnologie per la sicurezza. E il nostro è un prodotto italiano, dunque più che mai oggi attraente anche sul mercato interno. Non è tutto: quando il cliente per qualsiasi esigenza si rivolge a noi, ha come interlocutori i produttori del dispositivo; può parlare con un direttore tecnico, un ingegnere, con chi ha pensato e progettato la soluzione e con chi può adattarla al meglio alle sue esigenze. E questo indubbiamente è un grande valore.
Quanto l’incremento di fatturato nel prossimo futuro sarà basato sull’acquisizione di nuovi clienti e quanto invece sul mantenimento di quelli attuali?
Gli attuali clienti sono una risorsa importante e fondamentale che non può essere messa in secondo piano. Ma la crescita non potrà non passare attraverso l’acquisizione di nuovi clienti. Questo è fuori discussione.
Quali sono gli obiettivi che vi ponete per il mercato interno nel breve e nel medio termine?
Sicuramente l’obiettivo è erodere la maggior quota di mercato possibile ai nostri concorrenti. Lo faremo con la professionalità che da sempre ci contraddistingue ma anche con l’energia accumulata negli ultimi due anni in cui il mercato è stato molto rallentato dalla pandemia. Faremo leva come sempre su un approccio che mette al centro non solo la qualità e la bontà dei nostri prodotti e servizi ma anche contando sull’aspetto umano della vendita, incontrando i potenziali clienti come sempre si è fatto prima della pandemia. Siamo davvero molto determinati in questo nostro obiettivo e la disponibilità di nuovi prodotti ci incentiverà e confermerà ancora di più i nostri propositi di crescita.